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Nel Calendario abbiamo raccontato fin dall’inizio la tagliatella classica, di uova e farina, declinandola anche in ricette dai mille colori (e anche gluten free). Ne abbiamo poi profumato l’impasto con finocchietto, con farina di castagne o con carote, oppure abbiamo valorizzato le tagliatelle classiche con condimenti originali come crema di
zucca o ricotta, funghi, noci e rucola o un sugo piccante di costine di manzo.

Ma in alcune terre d’Emilia ci sono giorni in cui le tagliatelle non si preparano con farina e uova ma con farina ed acqua. Parlo della zona di Reggio Emilia e delle giornate attorno al 28 dicembre al 25 luglio ed al 25 aprile. Si tratta di un omaggio ai sette fratelli Cervi, la cui vicenda rappresenta una delle pagine più dolorose della nostra storia recente e che merita di essere conosciuta da tutti.

Riassumo qui brevemente i fatti, ma è indispensabile leggere il libro scritto dal loro padre per capire in pieno la portata storica ed emotiva dell’accaduto: famiglia contadina dell’Emilia con sette figli maschi tra i 22 ed i 42 anni, partecipano tutti alla lotta antifascista ed aiutano i partigiani ed i disertori fascisti in molti modi.

Il 25 luglio del 1943, quando si sparge la notizia dell’arresto di Mussolini, la famiglia decide di festeggiare preparando pastasciutta da distribuire all’intero circondario, nonostante arrivi presto la notizia che Badoglio intende continuare la guerra a fianco dei Tedeschi. A fine novembre dello stesso anno, padre e figli vengono arrestati e poi, il 28 dicembre 1943, i sette ragazzi sono fucilati. Verranno insigniti nel 1947 della Medaglia d’argento al Valor
Militare.

La loro capacità di gioire e la felicità profonda, se pur breve, che hanno potuto provare di fronte anche solo alla “sensazione” di libertà di quel 25 luglio 1943, vale la pena di essere ricordata insieme al loro sacrificio, e in un calendario gastronomico lo possiamo fare attraverso “la pastasciutta” che condivisero con tutti in segno di festa.

Per la ricetta della pasta mi rifaccio al racconto proprio di Alcide Cervi, il papà dei sette fratelli. Pochi ingredienti semplici, i soli reperibili in quel momento: tagliatelle di acqua e farina, tirate a mano e condite con burro, parmigiano e la speranza in un futuro diverso:

“Il 25 luglio vengono e ci dicono che il fascismo è caduto, che Mussolini è in galera. È festa per tutti. La notte canti e balli sull’aia. […] Aldo che ci ricorda la frase di Badoglio: la guerra continua al fianco dei tedeschi. Ma è sempre Aldo che ci dice di far esplodere la contentezza, intanto si vedrà. E propone: papà, offriamo una pastasciutta a tutto il paese. Bene dico io, almeno la mangia. E subito all’organizzazione. Prendiamo il formaggio dalla latteria, in conto del burro che Alcide Cervi si impegna a consegnare gratuitamente per un certo tempo quanto basta. La farina l’avevamo in casa, altri contadini l’hanno pure data, e sembrava che dicesse mangiami, ora che il fascismo e la tristizia erano andati a ramengo. Facciamo vari quintali di pastasciutta, insieme alle altre famiglie. Le donne si mobilitano
nelle case, intorno alle caldaie, c’è un grande assaggiare la cottura, e il bollore suonava come una sinfonia. Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo, ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore. Guardavo i iei ragazzi che saltavano e baciavano le putele, e dicevo: beati loro, sono giovani e vivranno in democrazia, vedranno
lo Stato del popolo. Io sono vecchio e per me questa è l’ultima domenica. Ma intanto la pastasciutta è cotta, e colmiamo i carri con le pile. Per la strada i contadini salutano, tanti si accodano al carro, è il più bel funerale del fascismo. […]Uno dice: mettiamoli tutti in fila, per la razione. Nando interviene: perché? Se uno passa due volte è segno che ha fame per due. E allora pastasciutta allo sbrago, finché va.”

delle tagliatelle
TAGLIATELLE ACQUA E FARINA, PASTASCIUTTA DELLA GIOIA

per 4 persone

280 g di farina
130 g di burro
100 g di parmigiano
sale

Impastate la farina con circa 150 g di acqua e lavoratela a lungo sulla spianatoia fino ad ottenere un panetto uniforme. Coprite e fate riposare mezz’oretta.
Stendete poi in una sfoglia sottile, ricavarne delle strisce larghe circa 8 mm. E , tra tagliatelle e lessatele in abbondante acqua bollente salata.
Fondete il burro, versatevi la pasta scolata al dente ed unite quasi tutto il parmigiano, grattugiato grosso al momento. Mescolare bene, spegnete e servite con un altro poco di formaggio a parte.

Annalena De Bortoli

Fonti:
 il brano è tratto da: Alcide Cervi, I miei sette figli, 1951, Ed. Einaudi 2014, ISBN 9788806221157
 la foto dei fratelli Cervi è presa dal sito dell’Istituto Cervi, che promuove la memoria della famiglia e la loro eredità culturale.

 

2 Comments

  • Virò

    6 Febbraio 2025 at 14:00

    Bellissime: sia la storia che la ricetta. Beato quel padre che per una giornata ha potuto sperare in un bel futuro per i suoi figli, ignaro del loro reale destino…

    1. Redazione

      26 Febbraio 2025 at 1:11

      Grazie <3

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