Il Parrozzo nella versione dolce venne preparata nel 1919 rielaborando l’antica ricetta fatta con latte, erbe di montagna e mandorle, un pane rustico abruzzese detto Pan rozzo, di forma semisferica e da conservarsi più giorni.
D’Annunzio amava la buona cucina ma era estremamente attento alla linea ed alla eleganza nel consumo, si dice che a volte partecipasse ai banchetti senza quasi mangiare perché il gesto poteva risultare volgare e privo di raffinatezza. Molto profondo è stato il suo rapporto con la cucina e con il cibo, in particolare la cucina abruzzese e la sua tradizione che glorificò con tutti gli onori. Il parrozzo l’abbiamo visto nella versione classica, la golosa monoporzione e nell’interpretazione di Iginio Massari
IL PARROZZO DANNUNZIANO
di Ilaria Talimani
6 uova
200g zucchero
150g semolino
200g mandorle dolci tritate
4-5 mandorle armelline (amare) tritate
2 cucchiai di Aurum (tipico liquore pescarese) o Amaretto di Saronno
Scorza grattugiata di arancia o limone
60ml di olio extravergine
Per la glassa
200g cioccolato fondente 60%
30g di burro
Separate i tuorli dagli albumi. Montate i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Unite il semolino, le mandorle, la buccia grattugiata dell’agrume, l’olio e il liquore. Mescolate fino ad amalgamare il tutto. Non preoccupatevi se l’impasto resta particolarmente compatto. Montate gli albumi a neve ben ferma e uniteli all’impasto, incorporandoli delicatamente con movimenti dal basso verso l’alto per non smontare il composto.
Imburrate e infarinate uno stampo da zuccotto di circa 18-20cm di diametro, versate l’impasto e cuocete in forno caldo a 160° per 40-45 minuti circa.
Il dolce sarà cotto quando inserendo uno stecchino al centro ne uscirà asciutto.
Sfornate, lasciate il dolce nella teglia per una decina di minuti e poi sformatelo su una gratella. Fate raffreddare.
Una volta pronto, preparate la glassa facendo sciogliere burro e cioccolato a bagnomaria. Spalmate la superficie del parrozzo, che non deve risultare liscia ma grossolana, dando così l’aspetto rustico tipico del dolce.