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Frittedda, vignarola e garmugìa sono tre piatti sostanzialmente molto simili, ma interpretati in maniera totalmente diversa. La garmugìa era un piatto destinato all’aristocrazia lucchese. Freschi e teneri germogli, arricchiti da carne macinata, pancetta e crostini di pane abbrustolito
La vignarola, antica ricetta tipica della tradizione gastronomica romana, è un inno alla primavera coi suoi sapori e colori delle primizie dell’orto. Le fave, i piselli e i carciofi sono i protagonisti di questa ricetta che può essere una zuppa o più asciutta
In Sicilia troviamo La frittedda che diventa il piatto dei poveri. I carciofi non sono molto diffusi e non sempre sono presenti, in compenso c’è tanta cipolla. Niente carne e qualche crostino di pane raffermo. Molto liquido, presentato come zuppa, spesso era il piatto unico del pasto.

della vignarola
FRITTEDDA SICILIANA
di Anna Laura Mattesini

per 4 persone

4 carciofi
400 g piselli freschi in baccello
400 g fave fresche in baccello
2 cipolle rosse di Tropea
60 ml di aceto bianco
2 cucchiai di zucchero semolato
il succo di un limone
olio extra vergine di oliva
un peperoncino piccante
un pizzico di sale

Pulite i carciofi dalle foglie esterne più dure, eliminate le punte e tagliateli a fettine, eliminando anche il fieno interno. Metteteli in acqua fredda con l’aggiunta del succo di limone. Estraete le fave dal baccello ed eliminate la pellicina esterna. Pulite anche i piselli.
Appassite le cipolle nell’olio a fiamma bassa con il peperoncino sminuzzato. Aggiungete i carciofi a fettine, le fave, i piselli ed il sale. Allungate con  acqua e lasciate cuocere per 15/20 minuti.
Unite l’aceto e lo zucchero e mescolate bene per qualche minuto.
Non fate asciugare troppo la frittedda, ma lasciatela piuttosto brodosa.

 

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