Tantissimo lavoro per pochissimo prodotto: se ve ne regalano una bottiglia, sapa, vincotto o ficotto, non fa differenza, prendetelo come un gesto d’affetto profondo e fatene buon uso. Condimento della tradizione contadina creato dal mosto d’uva viene versato in un paiolo di rame e portato a bellore. In Sardegna la saba viene preparata anche di melagrana, di fichi d’india e di arance.
Conosciuto già nell’antichità e utilizzato come dolcificante, il ficotto è uno sciroppo che deriva dalla lenta cottura dei dolcissimi fichi, frutto di cui la terra calabrese è prodiga.
FICOTTO, IL MIELE DI FICHI CALABRESE
di Anna Laura Mattesini
Per 100/150 g di ficotto
1,5 kg di fichi (possibilmente dottati di Cosenza DOP).
Scegliete i fichi sodi ed integri, lavateli accuratamente e tagliateli in quattro spicchi. Sistemateli in un tegame largo che possa contenerli in un solo strato. Copriteli appena di acqua e portate a bollore.
Lasciate cuocere fino a quando iniziano a spappolarsi.
Raccoglieteli ancora caldi in un canovaccio e ricavatene il succo, strizzandoli più volte e lasciandoli scolare per qualche ora su un colapasta poggiato sopra il tegame.
Rimettete sul fornello il succo ottenuto e lasciatelo cuocere a fuoco lento per 3/4 ore, mescolando spesso, fino a quando avrà raggiunto una consistenza sciropposa.
Versate il ficotto ancora caldo in bottigliette o vasetti precedentemente bolliti, tappate accuratamente con tappi nuovi e fateli bollire coperti di acqua per mezz’ora. Lasciateli raffreddare nella stessa acqua.
Si conservano anche un anno.
P.S. non gettate la polpa strizzata, ma utilizzatela nell’impasto di un dolce, dei muffin, oppure aggiungetela alla confettura di fichi, se la preparate.