Poesia, idealismo, tutto va bene…ma non si può far a meno di mangiare!
Lettera di Giuseppe Verdi a Ricordi
Con Rossini e Puccini, Verdi completa la triade dei grandi musicisti italiani appassionati di cibo. Al pari dei suoi colleghi, infatti, anche il nostro compositore più amato dai contemporanei amava la buona tavola, al punto da inserire in quasi tutte le sue opere riferimenti espliciti a brindisi e pranzi. Di lui si sa che fosse ghiotto di dolci (era un frequentatore assicuo di una storica pasticceria genovese aperta da una famiglia svizzera che aveva importato il Krantz, del quale il nostro era golosissimo) e, da buon emiliano, di tutte le ricette della sua tradizione che si divertiva a rielaborare, con la seconda moglie, Giuseppina Strepponi.
Quello che non tutti conoscono, invece, è lo stretto legame fra la cucina e il territorio che caratterizzò da sempre questa passione, per Verdi: per quanto internazionali fossero gli scenari che la fama gli dischiuse, infatti, egli restò sempre visceralmente attaccato alla propria campagna e alla propria terra. Anche la sua ricchezza fu principalmente terriera, in un’Italia che si apriva all’industrializzazione e al capitalismo. E anche se Verdi fu un imprenditore agricolo aperto alle innovazioni, la cura che personalmente riservava ogni giorno ai suoi raccolti era quella appassionata e sfinente di un vero contadino, come ricorda la Strepponi in una lettera:
“Il suo amore per la campagna è diventato mania, follia, rabbia, furore, tutto ciò che voi volete di più esagerato. Si alza quasi allo spuntar del giorno per andare ad esaminare il grano, il mais, la vigna. Rientra rotto di fatica.”
Il rapporto fra terra, cibo e le sue opere non è stato ancora sufficientemente indagato, dagli esperti: è un vero peccato, perchè gli ingredienti per scoprire nuovi filoni interpretativi, simbolici ed indentitari, ci sono tutti. Finora, ci si è limitati ad un elenco dei topoi ormai di culto legati alla convivialità, dall’Osteria della Giarrettiera dell’Otello al banchetto del Machbeth, dal brindisi che dà inizio ai Vespri Siciliani fino al celeberrimo walzer de La Traviata con cui celebriamo oggi una delle più grandi glorie del nostro Paese e del mondo, con quei lieti calici che, da allora, sono simbolo di buon augurio e di gioia.
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