Il Calendario del Cibo Italiano celebra oggi ne l’anniversario della sua morte, Filippo Tommaso Marinetti e la sua Cucina futurista.
Marinetti poeta e padre spirituale del Futurismo movimento culturale nato nel 1909 per rivoluzionare l’arte, la letteratura, la musica, il teatro, la danza, il cinema, la fotografia abbandonando gli stili del passato in favore di un presente dinamico in cui bisognava scuotere la materia per risvegliare lo spirito; concepisce di applicare questa teoria anche alla cucina elevandola, per la prima volta, allo stato di arte.
La Cucina Futurista si presenta come una vera e propria rivoluzione “cucinaria” espressa in tutte le sue peculiarità nel Manifesto della Cucina Futurista pubblicato per la prima volta il 15 maggio 1930 sul n. 5 de La Cucina Italiana. Si tratta in pratica di una rielaborazione in chiave culinaria, del Manifesto del Futurismo vero e proprio. Si sceglie di pubblicare su La Cucina Italiana perché Marinetti, da sempre amante del cibo e della buona e sofisticata tavola, è membro del comitato di degustazione della rivista. Co-autore e ispiratore di questa rivoluzione è lo chef Jules Maincave, che unitosi al movimento futurista perché “annoiato dai metodi tradizionali delle mescolanze…monotoni sino alla stupidità” si ripropone di “avvicinare elementi separati da prevenzioni senza serio fondamento”. Una cucina futurista che guarda al futuro appunto e che ingaggia una lotta contro la routine e promulga la necessità di cibi nuovi e inconsueti. Nonché di un nuovo tipo di alimentazione “rallegrante, ottimista, eccitatrice dell’ingegno e poco costosa”
Questa è l’ambizione che ha mosso Marinetti e Maincave che purtroppo non potrà assistere alla celebrazione del suo progetto in quanto arruolato come cuoco delle truppe perderà la vita durante la Prima Guerra Mondiale.
“Noi vogliamo una cucina adeguata alla comodità della vita moderna e alle ultime concezioni della scienza. Noi proietteremo i raffi del nostro sole nell’altro delle viste cucine, e le tenebre saranno dissipate. Noi metteremo sottosopra i vostri buffet, noi rovesceremo i vostri fornelli” Jules Maincave
UE la rivoluzione che si propone la Cucina Futurista parte proprio dalla cucina stessa come luogo dove si preparano i piatti.
Nel manifesto infatti Marinetti chiede a gran voce lo spostamento fisico della cucina, dal basso verso i piani alti dove hanno sede gli studi degli artisti, perché “A noi cuochi futuristi, occorre luce, piena aria, cielo!”
Secondo i futuristi la cucina riveste un ruolo fondamentale nella vita delle persone, e il cibo deve contraddistinguere il popolo che ne usufruisce infatti i futuristi “…pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato…sentiamo la necessità di impedire che l’Italiano diventi cubico massiccio impiombato da una compattezza opaca e cieca. Si armonizzi invece sempre più coll’italiana, snella trasparenza spirale a di passione, tenerezza, luce, volontà, slancio, tenacia eroica. Prepariamo una agilità dei corpi italiani adatti ai leggerissimi treni di alluminio che sostituiranno gli attuali presenti di ferro legno e acciaio. Convinti che nella probabile conflagrazione futura vincerà il popolo più agile, più scattante, noi futuristi…stabiliamo ora il nutrimento adatto ad una vita sempre più aerea e veloce”. Dal cibo dipende quindi la forza di un popolo.
E affinché il popolo italiano vinca questa futura conflagrazione è necessaria l’abolizione della pastasciutta “assurda religione gastronomica italiana” accusata di portare ad uno squilibrio interiore causando “fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo”
Inoltre l’Italia e il suo popolo ne beneficeranno anche da un punto di vista economico in quanto la nazione si libererà dal giogo straniero del costoso grano e favorirà la produzione interna di riso.
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I tre punti fondamentali sono necessari alla realizzazione dalla cucina futurista sono: l’abolizione del volume e del peso nel modo di concepire e valutare il nutrimento, l’abbandono dei vecchi abbinamenti in favore di nuovi esperimenti ispirati alla cucina di Maincave e, infine, L’abolizione del quotidianismo mediocrista nei piaceri del palato.
La soluzione sarà la chimica che ha il “dovere di dare presto al corpo le calorie necessarie mediante equivalenti nutritivi gratuiti di Stato”. In questo modo si abbasserà il costo della vita, si ridurranno le ore di lavoro anche grazie all’introduzione delle macchine e, in questo modo, gli uomini avranno più tempo per “perfezionare e nobilitare le altre ore col pensiero le arti e la pregustazione di pranzi perfetti (…) nel quotidianismo degli equivalenti nutritivi.”
Secondo Marinetti il cuoco era un “chimico che condensa nella reazione alimentare i principi indispensabili della vita” è il suo compito era razionalizzare e organizzare l’alimentazione trasformando il rito del pasto in un momento emozionale e interattivo.
Vere e proprie opere d’arte multi sensoriali sono le ricette futuriste presentate ai banchetti alla Taverna del Santo Palato di Torino e al l’ancora più famoso Banchetto di Parigi. Vengono coinvolti tutti i sensi degli astanti.
La cucina futurista è affiancata da una studiata arte dei profumi, musiche, opere architettoniche in modo da offrire “dieci, venti sapori da gustare in pochi attimi”.
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Sono undici le regole del Pranzo Perfetto, tra cui l’eliminazione di coltello e forchetta che impedirebbero di usufruire della sensorialità del tatto. L’originalità delle pietanze offerte e la cura nella presentazione del piatto. L’uso dell’arte dei profumi.
Perché il palato umano destinato a piaceri raffinati della tavola deve essere liberato dal ruolo di imbuto a cui è stato destinato.
Inoltre bisogna dotare le cucine di strumenti scientifici che permettano nuove tipologie di cotture, che permettano di salvaguardare le proprietà nutritive degli alimenti e di estrarre le vere essenze e sapori.
La Cucina Futurista fa tabula rasa di tutti i metodi di cucina e promulga due importanti innovazioni: le miscele e gli aromi, creando sensazioni gustative. Nel concetto generale si pensa che prima occorra accontentare l’occhio e il naso e successivamente il palato.
Considerando queste ultime affermazioni vien da pensare che Marinetti più che un futurista fosse un visionario. Perché nonostante abbia miseramente fallito la battaglia contro il vessillo dell’italianità per eccellenza, ovvero la pastasciutta, ha in realtà aperto la strada alla Nouvelle Cuisine della fine anni ’60 primi anni ’70, alla cucina molecolare basata sulla chimica, allo stile odierno dei giovani cuochi avanguardisti e all’industria che con le svariate innovazioni è entrata nelle cucine di tutti, non solo dei professionisti, permettendo di risparmiare tempo, favorendo un tipo di cucina più salutare e diversificata.
E nella sua famosa frase “si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia” che tanto ricorda le parole di Virginia Woolf non ci ritroviamo un po’ tutti noi amanti della cucina?!?
Testo di Ilaria Talimani
Biografia
La Cucina Italiana n°5 – Anno II – 15 maggio 1930 (VIII), Società Anonima Notari, Milano 1930
La Cucina Italiana n°1 – Anno III – 15 gennaio 1931 (IX), Società Anonima Notari, Milano 1931
La Cucina Italiana n°2 – Anno III – 15 febbraio 1931 (IX), Società Anonima Notari, Milano 1931
Marinetti, F. T., Manifesto della Cucina Futurista, pubblicato nella Gazzetta del Popolo di Torino, 28 agosto 1930.
Marinetti, F. T., Colombo, L. (Fillia), La cucina futurista, Sonzogno, Milano 1932
AA. VV., Una tavola lunga un secolo, a cura di Gasparini A e Gasparini G. F., Corraini, 2009
http://www.taccuinistorici.it/
http://www.artslife.com/2014/