La storia della cioccolata in tazza, dolce bevanda che oggi siamo abituati a consumare comunemente, calda e variamente aromatizzata nelle fredde giornate invernali, è intrisa di magia e mito, sospesa nel tempo tra il sacro e il profano, è una storia che profuma di lusso e privilegi.
La cioccolata in tazza, considerata fin dagli albori del suo utilizzo un bene prezioso, conosciuta per le sue numerose e intriganti caratteristiche, per molto tempo sarà simbolo di esclusività e ricchezza, rappresentando a pieno i gusti e i capricci delle varie élite che nel corso dei secoli persero la testa per lei.
Ed è una storia al cui fascino è difficile resistere.
Ha inizio nelle terre lontane dell’America Latina, negli anni in cui prosperavano le popolazioni pre-colombiane, furono, infatti, prima i Maya, intorno al 600 a.C, e successivamente gli Atzechi a scoprire che i semi delle piante di cacao che coltivavano se arrostititi in pentole di coccio e triturati con le pietre; poi sciolti nell’acqua con aggiunta di pepe, peperoncino e altre spezie potevano dar vita ad una bevanda grassa e amara chiamata “xocoatl”.
L’importanza che questa bevanda aveva presso il popolo azteco è tale che ad essa era attribuito anche un valore mistico-religioso, era consumata dall’èlite durante le cerimonie importanti e offerta dai sacerdoti come sacrificio alle divinità; non era certo un bene per tutti, come è invece fortunatamente è oggi, e oltre all’impiego liturgico, veniva data da bere ai guerrieri, per il suo potere inebriante e perché in grado di alleviare la sensazione di fatica.
Il mito che si cela dietro ad essa è estremamente suggestivo e ci racconta di un Dio azteco, Quetzalcóatl, che essendosi gravemente ammalato, per trarre sollievo alle sofferenze fu spinto a bere una pozione che, invece di restituirgli la salute, lo indusse alla follia, tanto da fargli abbandonare il suo ricchissimo regno e a fuggire per mare a bordo di una zattera fatta di serpenti intrecciati.
Ironia della sorte se la leggenda termina con la promessa della divinità di un ritorno nell’anno “Ce-acatl” la grande Storia, invece, ci insegna che non fu il Dio azteco Quetzalcóatl a far ritorno durante quell’anno ma furono uomini sconosciuti, venuti da lontano ad approdare in quelle terre.
Furono i conquistatori spagnoli capitanati da Cortes ad essere accolti con tutti gli onori del caso da Montezuma e dal suo popolo, che sbagliando, li ricoprì di doni e libagioni tra cui troneggiavano ceste di semi di cacao e pregiato liquido scuro.
Cortes non si lasciò certo scappare la ‘bevanda degli Dei’ e la riportò in patria dove fu modificata in base ai gusti europei; furono aggiunti zucchero e spezie dolci come vaniglia e cannella e la cioccolata in tazza divenne di gran moda presso i nobili e i ricchi.
A partire dal 1600 il rito della cioccolata calda divenne irrinunciabile in tutte le corti; in tutti i salotti di lusso era di gran moda sorseggiarla perdendosi in chiacchiere e da noi in Italia questa abitudine conquistò per prima Firenze. I Medici impazzivano per lei, Cosimo III la gustava solitamente alla maniera di Francesco Redi, archiatra speziale, che ne custodì sempre una ricetta segreta con fiori di gelsomino.
Poi spopolò a Venezia, lo testimoniano alcune opere del Goldoni e le doti rinvigorenti e afrodisiache che le vennero attribuite dal grande amatore Giacomo Casanova. Da lì raggiunse Torino dove nel 1678 un certo G. Antonio Ari ricevette dalla Casa Reale Sabauda, per primo a Torino, l’autorizzazione “a vendere pubblicamente la cioccolata in bevanda”.
Non era ancora quella cioccolata calda che noi conosciamo, troppo oleosa e polverosa a causa dei residui, ma il suo futuro glorioso di dolce bevanda inebriante dalle mille interpretazioni, amore di grandi e piccini a tutte le latitudini, capace di infondere delizioso conforto a chi lo cerca era già iniziato e forse a guardar bene il suo destino era già scritto nelle stelle.
Le stelle dei cieli di tutto il mondo.
Per questo oggi vi portiamo con noi in un ‘Giro del mondo della cioccolata in tazza‘ a scoprire terre e usanze lontane e gusti diversi dai soliti in fatto di cioccolata calda.
Fabiola Palazzolo – Cioccolata calda belga
Camilla Assandri – Cioccolata calda in tazza brasilana
Bianca Berti – Il cibo degli dei e la cioccolata
Gaia Innocenti – Cioccolata calda cinese
Antonella Eberlin – Cioccolata calda colombiana
Ilaria Talimani – Cioccolata calda indiana
Anna Calabrese – Cioccolata in tazza marocchina
Katia Zanghì – Cioccolata calda messicana
Elena Broglia – Champurrado cioccolata in tazza messicana
Vittoria Traversa – Cioccolata modicana
Silvia Zanetti – Cioccolata in tazza parigina
Laura Leoni – Cioccolata calda tedesca
Giuliana Fabris – Cioccolata in tazza viennese
Milena Zuppiroli – Cioccolata vegan con latte di mandorla
Cinzia Martellini – Cioccolata bianca speziata con zucca
Leila Capuzzo – Tsokolate cioccolata in tazza filippina
Testo di Francesca Geloso
Foto di Fausta Lavagna
4 Comments
antonella
13 Novembre 2017 at 12:32
bellissima carrellata!
Elena
13 Novembre 2017 at 14:08
questa volta, sarà stato l’argomento, ma ci siamo davvero superate 😉
Cioccolata viennese bianca
13 Novembre 2017 at 15:23
https://ilmacinacaffe.blogspot.it/2015/01/cioccolata-viennese-bianca.html
Cioccolata in tazza parigina – Officina Golosa
15 Novembre 2017 at 14:32
[…] calda. Oggi il Calendario del Cibo Italiano celebra uno dei comfort drink per eccellenza la cioccolata in tazza. Semplice da preparare, non richiede ingredienti particolari ma bensì di ottima qualità perchè […]
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