Dal dì che nozze, tribunali ed are/diero alle umane belve esser pietose/di se stesse e d’altrui…
Ve lo ricordate, il buon Ugo Foscolo, che dalle antologie del Liceo ribadiva nei suoi Sepolcri il valore della tomba, anche come segno di quel primo passo verso la civiltà che sdoganò le “umane belve” per far conoscere loro sentimenti di sincera pietà? Una pietà che, agli albori della nostra civiltà, si esprimeva con il calore di un gesto ospitale, l’offerta di una corroborante zuppa di legumi che, nelle intenzioni dei nostri progenitori, Greci prima e Romani poi, avrebbe dovuto servire da ristoro per le anime dei defunti, nel loro periodico ritorno sulla terra. Ad essere precisi, nel mondo classico questo ritorno coincideva con la festa delle Antesterie, poco prima dell’equinozio di primavera e non era tanto nel segno dell’accoglienza, quanto in quello di un cortesissimo invito a farsi da parte e a lasciare che il ciclo della Natura facesse il suo corso, portando fertilità e vita. Fu solo verso l’anno Mille che la Chiesa cristiana decise di anticipare questa data agli inizi di Novembre, per sovrapporsi al Capodanno celtico, che si celebrava fra il 31 di Ottobre e il 1 di Novembre: leggenda dice che un abate di Cluny avesse suonato le campane alla fine di questa festa, non si sa se per voler segnare il territorio o per l’esultanza di essersi levato il tormentone del “Dolcetto o Scherzetto”. Quello che è certo è che da allora i morti sono celebrati il 2 di novembre, dalle comunità cristiane di tutto il mondo che hanno recuperato dagli antichi la tradizione delle zuppe di legumi
In principio erano le fave secche, simbolo di resurrezione, nel mondo classico. Ma poi l’usanza si estese anche ad altri ingredienti, dal grano cotto ai fagioli, passando attraverso quei ceci che, nel versante occidentale italiano sono i protagonisti di una zuppa straordinariamente buona, nota con il nome di Zimino. In Toscana è di pesce, in Sardegna di interiora di agnello o di capra, ma a Genova, da dove si è diffuso sia il nome che la ricetta, è di ceci ed è la zuppa tipica che si prepara nel giorno dei morti. Sull’etimologia, le ipotesi si sprecano, così come sulle varianti della ricetta. Indispensabili sono comunque i ceci secchi (vade retro scatoletta!) e le bietole. Il pomodoro è facoltativo, i funghi secchi tollerati, la pancetta aborrita, visto che di piatto di magro si tratta.
ZIMINO DI CECI
250 g di ceci secchi, lasciati in ammollo per almeno 18 ore
mezza cipolla
un gambo di sedano
1 carota
una foglia di alloro
uno spicchio d’aglio
250 g di bietole (solo la foglia)
facoltativo ; una piccola manciata di funghi secchi, ammollati in acqua tiepida e ben strizzati
facoltativo: un cucchiaino di concentrato di pomodoro o 2 piccoli pomodori da sugo
sale e pepe
olio extravergine
Scolate i ceci dall’acqua dell’ammollo, metteteli in una casseruola capiente, coperti d’acqua fredda leggermente salata e portate a bollore. Abbassate il fuoco e proseguite la cottura a fiamma bassissima per circa due ore: i ceci dovranno risultare teneri.
In un’altra casseuola capiente, fate soffriggere in poco olio un trito di cipolla, sedano, carota e aglio. Aggiungete poi i ceci, scolati dalla loro acqua di cottura e fate insaporire. Unite l’alloro e gli altri ingredienti facoltativi, se li usate, e coprite con l’acqua di cottura (circa 2 dita sopra i ceci).
Fate sobbollire lentamente per una ventina di minuti, dopodiché frullate rapidamente con un frullatore ad immersione una piccola parte di legumi, quel tanto che serve ad addensare la zuppa. Aggiungete le bietole, tagliate a listarelle sottili e fate cuocere per altri 10 -15 minuti. Pepate, regolate di sale e servite immediatamente.
2 Comments
Zemin di ceci ligure per la Giornata Nazionale dello Zimino di Ceci. – Silvia Pasticci
2 Novembre 2017 at 9:02
[…] Da mangiare, fave e ceci sono tra i legumi più legati a questa giornata che oggi si celebra al Calendario del Cibo Italiano. […]
Giulietta
2 Novembre 2017 at 10:40
Ho dei ceci fantastici e cerca o da tempo una buona ricetta per questo piatto. Grazie
Comments are closed.