Montalbano e il Finger food
“Nfatti la mogliere del sinnaco, Ersilia Pillitteri, fìmmina attrivita e di idee avanzati, aviva addiciduto di fari viniri da Palermo dei ristoratori che facivano appunto servizio di finghirfud. Che tradotto nella lingua nostrana valiva a diri ’na serie di cosuzze che si ponno mangiari sulo con le dita, ’nfatti supra ai tavolini non si vidiva né a un cucchiaro, né a una furchetta, né a un cuteddro, a pagarli a piso d’oro. C’erano ’nveci ’na quantità di vaschette e bicchieruzzi chini di roba colorata, di difficili identificazioni, quindi i vigatisi strammati non osaro allungare il vrazzo per pigliarisi a ’sti finghirfud. Fu la mogliere del sinnaco a dari l’esempio. Pigliò un bicchierino trasparenti che continiva, come spiegò, una spuma di baccalà condito con un mirtillo e ’na foglia d’alloro e, usanno la foglia como cucchiarino, accomenzò a mangiarisillo. Qualichi curaggioso allura ne seguì l’esempio. Montalbano agguantò ’na vaschetta e la taliò attentamenti. A prima vista continiva ’na purpetta con allato ’na cosa biancastra che potiva passare per purè. Cchiù confuso che pirsuaso pigliò con dù dita la purpetta e ci detti un muzzicuni. Non era carni, come aviva pinsato, ma ’na speci di pasticcio malfatto di broccoli crudi e fasoli stracotti, con un cori di salmone, evidenti tributo alla svidisità. Gli vinni gana di sputarla ma gli parsi malo e se l’agliuttì chiuienno l’occhi. Per livarisi il sapurazzo dalla vucca affonnò dù dita nella cosa biancastra e fu pejo pirchì la cosa biancastra s’arrivilò essiri ’na speci di stracchino annato a male, con un sapori duciastro di noci di cocco.Posò la vaschettina e s’addunò che non c’erano cchiù fazzulettini di carta per puliziarisi. Santianno, tirò fora dalla sacchetta il fazzuletto allordannosi naturalmenti la giacchetta, si puliziò e po’, avenno stimato che il doviri sò l’aviva fatto, votò le spalli alla compagnia e si avviò verso la porta addiciso a ghirisinni a mangiare da Enzo”
Confessiamolo:abbiamo sorriso tutti, di fronte alla descrizione del buffet di finger food che fa il Commissario Montalbano, nell’ultimo romanzo di Camilleri. Lo abbiamo riconosciuto, ci siamo anche riconosciuti, in certa leziosa sperimentazione che ha finito per ancorare questi bocconcini alla impietosa descrizione di cui sopra. Eppure, a dispetto dell’inglesissimo nome, il cibo che si mangia in un boccone ha una sua specchiata dignità, in una tradizione che parte dai pasticcini dolci, quelli che si sbocconcellavano a fine pasto e, attraverso proposte salate, da servire con l’aperitivo per stuzzicare l’appetito, finisce con il trionfo delle cene in piedi e dei buffet. Bicchierini, cucchiaini, palette e mini posate, ma anche coni di sfoglia, rotoli golosi, ardite composizioni in versioni mignon, tutto è lecito, nel mondo del finger food, con due sole condizioni: la prima è che ogni piatto, per quanto piccolo, nasce da zero e non come semplice mini porzione; la seconda è la regola del buon gusto, che mai come in questo caso vale sia per gli occhi che per il palato.
BACI DI DAMA SALATI
per 30 pezzi circa
100 g di farina 00
100 g di farina di mandorle
100 g di burro freddo a tocchetti
50 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
una leggera spruzzata di Brandy
sale fino
setacciate la farina con il sale e incorporatevi il burro,come per fare una frolla. Appena l’impasto si congloberà in grosse briciole,aggiungete il Parmigiano e il Brandy. Impastate per uno o due minuti, fino ad avere un impasto compatto. Formate delle piccole palline,grandi come una nocciola e disponetele su una placca rivestita di carta da forno. Cuocete a 140-160°C per 10 minuti circa: i baci devono essere appena coloriti. Fate raffreddare e conservateli fino al momento della farcitura in una scatola di latta,ermeticamente chiusa. Più riposano, più sapore e fragranza acquistano. Farciteli prima di servire,con una crema di pesto (mascarpone e pesto) o un paté di salmone, ricetta e
Testo, ricetta e foto di Alessandra Gennaro
Foto Rolls di Cristina Galliti