Silvana, classe 1931, alla sua età conserva ancora le tracce dell’innata finezza di quando era una signorina scampata alla guerra e viveva nel minuscolo paesino di nascita, nella valle del Cervo, tra i rilievi piemontesi del Cervino e del Mucrone.
Tremila abitanti e poche attrattive, Andorno Micca vanta, tuttavia, diverse eccellenze. Oltre a dare i natali all’eroico Pietro Micca, è sede di importanti industrie tessili e cappellifici.
Ma, soprattutto, è il luogo dove è nato il ratafià.
Nel 1700 il farmacista andornese Pietro Rapa creò la prima miscela. Fu il pronipote Giovanni a edificare l’industria che tutt’oggi produce il delizioso liquore di ciliegie.
Silvana, nonostante gli acciacchi dell’età, ha una mente lucida e i suoi ricordi sono molto vividi. Ci parla di ratafià e della famiglia Rapa e ci regala anche un imprevedibile scoop.
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Silvana, tu hai conosciuto la famiglia Rapa?
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Oh si, il paese era piccolissimo e ci si conosceva tutti. Il nipote di Giovanni Rapa aveva la mia età e frequentavamo gli stessi gruppi studenteschi, ci incontravamo alle feste, alla Messa.
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Com’era?
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Ah, l’era un bel fioeul. Un bel ragazzo, si si.
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Ti piaceva?
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Era simpatico, non si dava arie. Abbiamo avuto anche una mezza simpatia…
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Scoop! E poi?
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Poi abbiamo litigato. Dovevo scrivere per la scuola una tesina sul ratafià e gli ho chiesto aiuto, ma lui ha detto che non ne sapeva niente. Così basta, và ciapà i rat.
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E come hai fatto per la tesina?
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Ho trovato un anziano operaio che aveva lavorato in fabbrica e lui mi ha raccontato che la ricetta completa la conosceva solo il padrone, ma il segreto era nel legno delle botti di invecchiamento.
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Quindi il bel fioeul non aveva colpa. E di Giovanni Rapa, il nonno, cosa mi dici?
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Non si vedeva mai. Il figlio, invece era spesso al negozio al centro del paese. Era un personaggio distinto dall’aria severa. Però ci regalava le caramelle al rabarbaro.
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Quindi della ricetta del ratafià non si sa nulla?
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Nianca un fiat. So solo che si raccoglievano le ciliegie selvatiche, quelle piccole e nere che crescevano dappertutto. Noi ne mangiavamo tante. Che mal la pansa!!! Però erano bei tempi (sospira). Ma il ratafià mi ‘m piasia nianca un brisinin.
Sembra quindi che la misteriosa ricetta del ratafià venga tramandata di padre in figlio, solo nel momento in cui quest’ultimo entra a far parte dell’azienda e ne prende le redini. Una bella responsabilità.
L’antico negozio della famiglia Rapa è ora chiuso, ma l’attività prosegue alla grande. E per un attimo mi viene da pensare che l’attuale depositaria dell’ambita formula potrei essere io, visto che Silvana è… la mia mamma.
Intervista e Immagini di Anna Laura Mattesini