Vermicelli e Sciroppo di rose.
Latte e semi di Basilico Sacro.
Magari un po’ di gelato sopra.
Mettetevi comodi, che ve lo spiego.
L’India è qualcosa che ti stravolge dal primo momento in cui ci metti piede. È capace di commuoverti, di farti ridere, arrabbiare e anche di metterti in ginocchio. O di stenderti, ma quello è un altro capitolo.
Dicono che la ami o la odi, che resti o scappi. Non ci sono vie di mezzo, dicono. L’India è travolgente e avvolgente come un saree, così stretto addosso che quasi non riesci a camminare.
È una sorpresa dopo l’altra. Certo, non sempre tutte gradevoli.
La falooda è stata una di quelle gradevoli.
Devo ammettere che la prima volta che me ne hanno parlato ho storto il naso. Non riuscivo neanche a visualizzare il concetto di pasta, sciroppo di rose, semi e gelato.
Finché non me la sono trovata davanti e la mia solita curiosità mi ha spinto oltre.
La Falooda è un incrocio tra un dessert e una bibita, tradizionalmente fatto da noodles (tipo vermicelli), semi di holy basil (tulsi), latte, sciroppo di rose e, a volte, servito con del gelato sopra.
I vermicelli possono essere fatti sia di grano, che di amido di mais o arrowroot.
Come tantissime altre preparazioni Indiane, soprattutto nella cucina del Nord, la Falooda ha profonde radici legate alla Persia. In Persia, il Faloodeh o Faludeh è un dessert tradizionale e, probabilmente, uno dei più antichi che si conoscano, visto che se ne hanno registri datata del 400 AC. La versione originale prevedeva vermicelli (forse pasta kadaif), acqua di rose e un po’ di sciroppo di zucchero, o miele, semi congelato.
Nel periodo della Dinastia Mughal, la Falooda è arrivata in India, insieme a una grandissima tradizione culinaria che si fuse con quella indiana e che ancora oggi si conserva e si perpetua.
La versione odierna del dolce è stata sviluppata in India durante l’Impero Mughal per poi diffondersi insieme alle loro innumerevoli conquiste. I sovrani e governanti musulmani che succedettero alla grandiosa dinastia, fecero loro questo dolce, apportando alcune modifiche che oggi costituiscono la versione di base, che vi presentiamo oggi.
Con il passare del tempo, però, la falooda ha preso vari volti e molti modi di prepararla. Alcune sono frullate con frutta, altre hanno pezzettini di gelatina dentro e la più famosa a New Delhi, la Kulfi Falooda, è presentata in piatto, come una sorta di banana split, con i vermicelli imbevuti di sciroppo di rose e un kulfi posto sopra. Questa è esattamente la prima versione che mi sono trovata davanti e che, ammetto, scetticamente, ho assaggiato per poi ricredermi.
Veniamo alla tradizionale:
Falooda
Dosi per una porzione
2 cucchiai di sciroppo di rose
1 bicchiere di latte
1 cucchiaio di semi di Holy basil (tulsi) messo a bagno in acqua per 30-40 minuti
1 cucchiaio di vermicelli da falooda (falooda sev), cotti e zuccherati
1 piccola rosa secca (solo i petali)
In un bicchiere, versare prima lo sciroppo, poi il latte e i semi di tulsi. Coprire con i vermicelli e decorare con qualche petalo di rosa secca.
Si può aggiungere anche del gelato, in genere alla vaniglia, dei pistacchi tritati grossolanamente o del kulfi.
Ricetta di Veena Lalwani Poojari
Testi a cura di Eleonora Colagrosso
Foto di copertina presa da qui
Fotografia del Falooda verticale presa da qui